I personaggi illustri

TEODORO PELLEONI
Nato in Apiro nel 1574 e di nobili origini, Pelleoni fu filosofo, teologo, scrittore e poeta. Entrò giovanissimo nel convento francescano di Apiro e conseguita la laure a magistrale, fu nominato “Baccelliere” del convento diventando con gli anni, un abile e prezioso predicatore. Morì nel 1636 con la fama di illustre teologo. Il comune di Apiro gli ha intitolato una via.

GIAN GIACOMO BALDINI
Nato in Apiro nel 1581, di umili origini, fin da piccolo dimostrò la sua forte attitudine allo studio tantochè fu mandato a studiare a Roma grazie al filantropo Ottavio Barzi e a soli ventidue anni, conseguì a pieni voti la laure in Filosofia e Medicina.
Fu medico in Apiro dal 1605 al 1612 ed ottenne strepitosi successi grazie all’utilizzo di nuove metodologie di cura; egli non fu solamente medico dei papi e delle corti nobili ma esercitò la professione anche in degli ospedali di Roma. Utilizzo la sua enorme fortuna realizzata, finanziando opere di beneficenza e sostenne addirittura le spese per la realizzazione della Collegiata si Sant’Urbano, volendo che rispecchiasse la Basilica di San Giovanni in Laterano.
Il comune di Apiro, oltre alla lapide sulla sua casa natale, gli ha dedicato anche la Piazza principale; all’interno della Colegiata vi è proprio sopra l’entrata, una lapide in suo onore mentre in sacrestia si trova l’affresco che lo ritrae insieme a Urbano VIII.

OTTAVIO TURCHI
Nato in Apiro nel 1694, intraprese gli studi ecclesiastici fin da giovanissimo tantochè poi, non ancora diciottenne, fu nominato “canonico beneficiato” della Collegiata di Sant’Urbano. Turchi fu illustre storico e meticoloso annotatore. Scrisse il “Camerinum Sacrum”, una raccolta ampia e sicura di notizie dell’Archidiocesi di Camerino e fu autore di un’opera sulla vita di S. Domenico Loricato. Morì nel 1769. A lui la città di Apiro ha dedicato una piazza.

FILIPPO MARIOTTI
Nato nel 1833 da una famiglia poverissima, compì i primi studi in Apiro ma appena capirono che era dotato di una intelligenza particolare, fu mandato a Camerino e qui fu notato addirittura dal Conte Fusconi di camerino che lo ospitò per molti anni a casa sua, dandogli la possibilità di laurearsi in legge.
Militò nella politica e fu amico di uomini insigni come Capponi e Ricasoli, seguaci della politica del Cavour. Uomo di cultura, curò la traduzione di autori greci e latini (Demostene, Omero, Virgilio). Fu segretario nel dicastero della Pubblica Istruzione nel 1887. Si interessò dei molti problemi delle opere leopardiane, sorti all’indomani della scomparsa del grande poeta. Si deve a lui se preziosi manoscritti furono tolti al segreto cui li aveva relegati il testamento di Antonio Ranieri, amico del poeta. Per suo interessamento, nel 1898 cominciò a essere pubblicato lo Zibaldone con il titolo Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura. Occupò varie cariche politiche e divenne Senatore. Per suo diretto intervento fu costruita la strada che da Apiro raggiunge la stazione di Castelplanio.
Il paese ha onorato la sua figura con un busto e una lapide posti sulla facciata del Palazzo Comunale.

FRANCESCO MESTICA
Nato in Apiro nel 1809, fu maestro di Filosofia e Letteratura Italiana e Latina oltre che fervente patriota, uomo di ingegno acuto e cultore di “Humanae litterae”; fu proscritto e perseguitato dalla polizia austriaca per le sue idee liberali e questo lo costrinse a vivere gli ultimi anni della sua vita, rifugiandosi in paesi diversi per nascondersi. Di lui restano innumerevoli saggi letterari e filosofici e apprezzate traduzioni di classici latini. Apiro gli ha intitolato una via e ha posto in suo onore nella sala consiliare una lapide a perenne memoria.

GIOVANNI MESTICA
Nato in Apiro nel 1831, frequentò il liceo a Pesaro dove il fratello Francesco insegnava eloquenza; conseguita la laurea nel 1852, iniziò subito la sua carriere da insegnante fino a quando fu chiamato a Roma e divenne docente alla Sapienza, dove insegnò fino al 1890, anno in cui fu eletto deputato del parlamento. Istituì insieme al compaesano Filippo Mariotti, la “Società Marchigiana di Storia Patria”
Fu studioso del Manzoni e apprezzato traduttore delle opere di Demostene e di Cicerone. Curò saggi di storia e critica letteraria, specialmente di testi leopardiani, che il critico Francesco Flora cita spesso nella sua “Storia della letteratura italiana”. Operò molto nelle Marche a favore della scuola di ogni ordine e grado e ottenne il pareggiamento dell’Università di Macerata. I due fratelli Mestica donarono al comune di Apiro le loro Biblioteche che costituiscono un patrimonio culturale di inestimabile valore per le ampie collane di testi del XVIII e XIX secolo.
Nel 1907 Apiro in suo onore eresse un busto e lapide in piazza Baldini, opera dello scultore Inghilleri.

ENRICO MESTICA
Nato a Tolentino nel 1856 e figlio di Francesco, Enrico conseguì la laurea di lettere e filosofia a soli 20 anni e a soli 23 anni fu docente e preside a Todi.
Negli ultimi anni della sua vita si ritirò in questa cittadina che apprezzava soprattutto per la cordialità dei suoi abitanti e per la pace dei suoi siti. Qui stese il Dizionario della lingua italiana, opera di grande valore scientifico, letterario e culturale, lavoro di “grande amore e di gran tempo”. A questa opera dedicò oltre vent’anni di fervido lavoro annotando parole, antichi detti e proverbi, insieme a neologismi, etimologie e voci tecniche. Scrisse anche saggi letterari e opere critiche sulla Divina Commedia, su Omero e Virgilio e sui più grandi umanisti e romantici della nostra letteratura, Ariosto, Tasso, Parini, Foscolo e Leopardi.
Sulla facciata della su abitazione, il Comune di Apiro ha fatto porre una lapide a ricordo.

ANTONIO FOSSA
Antonio Fossa visse in Apiro e sposò, in prime nozze, la nobil donna Carolina Anderlini di Pesaro nel 1842 dalla quale non ebbe figli. In seconde nozze sposò Marianna Coloccini dalla quale ebbe due figlie, Bianca e Itala. Fu uomo di grandi doti morali e fervente patriota durante il periodo risorgimentale, come è scritto in una lapide posta nel palazzo Fossa di Apiro, “fu designato dalla stessa polizia pontificia -liberale ma galantuomo – ” Ebbe molti riconoscimenti e cariche civili e pubbliche.Il 16 febbraio del 1948 venne nominato Capitano della Compagnia di Apiro, il 17 luglio dello stesso anno venne nominato Maggiore del Battaglione del circondario di Cingoli. E’ certo che, quando Pio IX mandò le sue truppe in aiuto all’esercito piemontese, Antonio Fossa partecipò alla spedizione. Ma egli non tornò in Apiro quando Pio IX ritirò le sue truppe, ma solo ad armistizio concluso.Fu nominato membro della commissione municipale di Apiro nel 1849, consigliere comunale nel 1860, Capitano della guardia regia comunale. Consigliere provinciale di Macerata per il mandamento di Cingoli. Fu inoltre eletto sindaco di Apiro per più legislature. Morì in Apiro il 25 marzo del 1887.

Antonio Fossa fu podestà di Jesi nel periodo della caduta di Napoleone fino alla restaurazione pontificia 1814-1816 circa, periodo particolarmente gravoso per la città di Jesi che subì il passaggio e le conseguenti depredazioni sia delle truppe francesi che di quelle austriache ed ungheresi; lo stesso generale Murat si accampò a Jesi. Fu anche canonico della Cattedrale di Jesi dal 1815 fino alla morte, per un periodo ne fu anche camerlengo. Fu membro, tra l’altro, della Società di Agricoltura jesina e tra i fondatori della Cassa di Risparmio di Jesi.

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